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Danza Moderna

La definizione di “moderna” data alla corrente si deve al fatto che presentava caratteristiche in contrasto con il balletto classico. La danza moderna non rifiuta l’utilizzo innaturale del corpo, tuttavia prefersice movimenti lineari. Si valorizzano il gesto e il movimento che esprimono la personalità del danzatore a partire dalla naturalità. Spariscono lo sfarzo dei costumi e le scenografie sono spesso ridotte ad uno sfondo monocolore o a pochi, semplici elementi od oggetti. La figura del ballerino e quella del coreografo spesso corrispondono. In alcune produzioni, il coreografo-ballerino è anche scenografo, costumista e direttore delle luci. La danza moderna fa spesso uso dell’improvvisazione estemporanea. I movimenti di danza moderna tuttavia hanno anch’essi una forma precisa. La tecnica Graham, per esempio, non è affatto danza “libera” alla maniera di quella di Isadora Duncan, né un “linguaggio personale”, ma una vera e rigorosa tecnica di danza. La danza moderna talvolta prende anche spunto dallo studio storico-antropologico delle danze etniche di paesi non occidentali, per mezzo delle quali è possibile accrescere la danza di elementi diversi, rinnovandone forma e sostanza espressiva. 

Nella danza moderna il corpo si muove rispettando nuovi canoni tecnici e espressivi, spinto dalla volontà di trovare un nuovo rapporto con lo spazio e con il tempo. Infatti si dà notevole importanza allo studio del movimento in quanto mezzo di analisi delle dinamiche fisiche che intervengono nello spostamento dei corpi nello spazio. Nella danza moderna i ballerini si muovono occupando tutto lo spazio teatrale, mostrando anche il fianco o le spalle al pubblico. La posizione del busto rispetto alle gambe può variare; i danzatori possono anche ballare sdraiati sul palcoscenico. Secondo l’estetica del balletto classico, il ballerino doveva creare l’illusione di poter infrangere la leggi di gravità dando la sensazione di librarsi nell’aria con estrema facilità. Al contrario, la danza moderna riconosce nel peso del corpo il principio basilare del movimento, e dunque il rapporto con la terra vi è privilegiato. La danza moderna non segue necessariamente il ritmo della musica, come avviene nella danza accademica. A volte la musica può anche essere del tutto assente: in questo caso il ballerino danza seguendo solo il proprio ritmo interno. Generalmente la coreografia è creata con o senza una correlazione diretta con la musica, che può anche essere scritta in un secondo momento in funzione dei movimenti. In questi casi la danza può seguire il ritmo della musica o contrapporsi ad essa, in una sorta di dialogo.

La storia della danza moderna può essere suddivisa in tre periodi:

-il periodo di rottura con il balletto classico e di ricerca, risalente alla fine del XIX secolo e inizi del XX.
-il periodo di definizione delle tecniche, tra gli anni trenta e gli anni quaranta.
-il periodo di innovazione, che va dal secondo dopoguerra ad oggi.

Il periodo di ricerca

All’inizio del XX secolo, il desiderio di cambiamento portò allo sviluppo di due correnti: quella dei Ballets Russesche proponeva un rinnovamento dall’interno, e quella che sosteneva la creazione di una nuova danza. Nei primi trent’anni del novecento si assistette all’introduzione di numerose innovazioni per opera delle ballerine statunitensi Isadora Duncan e Ruth St Denis, e della tedesca Mary Wigman. I primi ballerini moderni ricercavano una danza che fosse più espressiva del balletto classico. Isadora Duncan, ad esempio, andò in scena a Parigi nel 1900, a piedi nudi, con i capelli sciolti e vestita di un’ampia tunica poiché voleva ritrovare i gesti naturali ed esprimere le passioni imitando le movenze dei danzatori greci dell’antichità. La Duncan, inoltre, sosteneva che il centro propulsore di tutti i movimenti corporei risiedeva nel plesso solare, per questo motivo propose una danza in cui fosse possibile muoversi ora contrapponendosi alla forza di gravità, ora assecondandola.

Il periodo di definizione delle tecniche

La danza moderna maturò un cambiamento significativo negli anni trenta negli Stati Uniti. A New York si sviluppò la modern dance, che si distingueva per la creazione di tecniche personali che si contrapponevano alla tradizione del balletto classico. Martha Graham, Doris Humphrey, Charles Weidman e Hanya Holm vengono ricordati per le importanti innovazioni che portarono in questa nuova disciplina. Questi artisti concordavano sul fatto che la danza doveva essere finalizzata all’espressione delle emozioni, obiettivo che poteva essere raggiunto solamente con la ricerca interiore e una maggiore attenzione alle capacità del corpo. Infine, furono rivalutate le funzioni basilari dell’essere umano, come il camminare e il respirare, giudicate parti integranti della danza moderna. L’americana Martha Graham creò una tecnica basata sul principio dell’opposizione contraction-release che si rifaceva al movimento naturale d’inspirazione ed espirazione; la sua danza è fatta di movimenti alterni di concentrazione (tramite la contraction) e diffusione dell’energia (release), di una gestualità forte e decisa, strettamente ancorata al suolo, sul quale i piedi appoggiano per intero. Martha Graham cercò di far rivivere nei suoi spettacoli i grandi miti tratti dalla Bibbia, dalla mitologia greca o dall’Oriente. Lo stile di Hanya Holm si presentava molto vario, poiché andava da creazioni con una forte componente satirica a danze ispirate a tematiche sociali. A partire dagli anni quaranta realizzò coreografie per Broadway e fu tra i primi coreografi a introdurre nei musical la danza moderna. Doris Humphrey, dopo aver analizzato la dinamica naturale del camminare, creò la sua tecnica basata sul principio del fall and recovery (caduta e recupero). 

Il periodo d’innovazione:

Negli anni cinquanta del novecento, i coreografi rifiutarono le componenti psicologiche e narrative tipiche della modern dance. La ragione di questa decisione era dovuta all’intenzione degli artisti di non esprimere più emozioni ma di scoprire le numerose capacità del movimento e del corpo umano. Questa nuova corrente fu definita formalismo o astrattismo. L’astrattismo di George Balanchine trionfa, nello stesso periodo, anche nel balletto classico. Negli anni sessanta del novecento, sulle basi dell’astrattismo, si sviluppò la post-modern dance. Essa nacque all’interno di un nuovo movimento di innovazione interdisciplinare, che aveva come centro la Judson Memorial Church di New York. In questa fase furono rigettati tutti i presupposti tecnici e teorici fino ad allora concepiti per concentrarsi sul significato dei movimenti e dei gesti, facendo particolare attenzione a quelli quotidiani. Adesso oggetti, suoni, immagini, spazi diversi del palcoscenico interagiscono con i movimenti; la danza non è più vista solo come spettacolo, ma anche come evento, performance a cui il pubblico può partecipare. La danza americana degli anni ottanta del novecento era caratterizzata dall’uso di mezzi espressivi come video, fotografia e cinema. Tuttavia essa si distinguerà dalla post-modern dance per il recupero della tecnica, anche quella accademica, importantissima per raggiungere i requisiti fisici richiesti ai danzatori. Negli anni cinquanta e sessanta del novecento, in Europa, si assiste al ritorno e ad un rinnovamento della danza accademica, che spesso si amalgama con le nuove correnti americane e con il contributo di nuovi stili di danza, producendo creazioni originali e tendenze personali. La nuova danza tedesca, seguendo la tradizione espressionista d’inizio secolo, voleva rappresentare un teatro, nel quale l’essere umano si potesse esprimere nella sua dimensione quotidiana, soggettiva ed emotiva. A partire dagli anni sessanta del novecento, in Francia, si assiste ad una proliferazione di stili e di nuove esperienze coreografiche e dall’attenzione per la componente dinamica del movimento e per il differente rapporto con lo spazio.

La danza moderna in Italia

A differenza dagli altri paesi, l’Italia accoglie e riconosce culturalmente piena dignità alle nuove tendenze artistiche della danza moderna solamente intorno agli anni settanta del novecento, per conoscere una stagione di generalizzato fermento durante gli anni ottanta. Significativi ma ancora marginali, sono da ritenere infatti i casi del futurismo in danza, e quello di neoellenismo estetizzante di discendenza duncaniana, dei quali è iniziata un’opera di rivalutazione solo in tempi recenti.  Nel corso degli anni cinquanta si osserva un certo rinnovato fermento: si realizzano nuovi festival e nascono nuove compagnie, quasi tutte in ambito privato. Gruppi ed esponenti significativi sono presenti specie a Torino, per poi diramarsi anche in Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Abruzzo e a Roma

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