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Danza Contemporanea

La danza contemporanea nasce in Europa e negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale. Prosegue la rivoluzione attuata dalla danza moderna a favore di nuove espressioni corporee, che talvolta comprendono anche la recitazione. Il libro di Doris Humprey, “The art of making dances” del 1958, contiene i primi elementi costitutivi della danza contemporanea, ossia le motivazioni dalle quali il movimento possa nascere, inerenti l’utilizzo dello spazio scenico e del corpo. Dai primi anni settanta del Novecento, le collaborazioni e fusioni tra varie forme artistiche danno vita alle prime performance di danza contemporanea. Tra gli esponenti, Merce Cunningham e il musicista John Cage, Alwin Nikolais mediante sperimentazioni elettroniche al sintetizzatore. L’introduzione della tecnologia all’interno della creazione coreografica, di fatti,  ha aperto nuove possibilità: in molte creazioni contemporanee vi è interazione con video, software, musica elettronica. A seconda della storia del territorio in cui la danza contemporanea si sviluppa, la ricerca si concentra su aspetti diversi. Negli Stati Uniti, per esempio, la ricerca si concentra prevalentmente sul corpo, anche per mezzo dello studio dell’effetto dei processi mentali sul movimento. Trisha Brown getta le basi per quella che di lì a breve sarebbe stata chiamata release technique. Sempre negli anni  settanta, Steve Paxton concepisce invece la contact improvisation. Nello stesso periodo hanno luogo i primi ”happening”, eventi nei quali musicisti, pittori, danzatori si riunivano in uno spazio per improvvisare insieme. In Europa, invece, si sviluppa una ricerca che nutre un’attenzione maggiore alla drammatizzazione.  In Italia la danza contemporanea si sviluppa principalmente tra la fine degli anni settanta e la metà degli anni ottanta, grazie a Anna Sagna che costituisce a Torino il Gruppo di Danza Contemporanea Bella Hutter (1970), e Elsa Piperno, che fonda con Joseph Fontano il Centro professionale di Danza Contemporanea a Roma (1972). 

Il ruolo del danzatore è cambiato nella danza contemporanea: un danzatore spesso autore di sé stesso, al quale il coreografo lascia più spazio creativo rispetto al passato. Il coreografo contemporaneo delega spesso al danzatore la creazione di frasi coreografiche, che poi assembla e inserisce in un contesto e in uno spazio. Per fare ciò, l’improvvisazione diventa uno strumento indispensabile per la creazione coreografica, una tecnica di ascolto del proprio corpo e dell’ambiente. Attraverso l’improvvisazione ogni danzatore può sondare le proprie qualità di movimento, e ricercare un proprio linguaggio. La possibilità del danzatore di diventare autore di sé stesso ha stimolato inoltre l’affermazione del ‘solo‘, un luogo in cui il danzatore ha la possibilità di mettere in scena una creazione tutta sua. L’improvvisazione non è utilizzata solo a scopo coroegrafico, bensì trova spazio anche come tecnica espressiva.

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